La nostra Angelica Bellenghi, che presso l’AVIS Provinciale di Ravenna è stata un’infermiera prelevatrice, a fine gennaio è partita nuovamente come volontaria per Chaaria Cottolengo Mission Hospital, l’ospedale diretto in Kenya da Fratel Giancarlo.
Una missione importante che noi come AVIS supportiamo con orgoglio e partecipazione, inviando medicinali e beni di necessità, con la speranza di essere sempre più attivamente d’aiuto e supporto per tutti i pazienti del pronto intervento medico-chirurgico kenyota.
Abbiamo chiesto a Fratel Giancarlo di raccontarci la missione e la realtà dell’ospedale e ad Angelica la sua consolidata esperienza da volontaria, iniziata per la prima volta nel 2015.
Come e quando nasce la Missione di Chaaria?
Fratel Giancarlo: La missione del Cottolengo inizia a Chaaria nel 1983, quando il vescovo di Meru chiese ai Fratelli Cottolenghini di aprire un dispensario e un centro residenziale per persone con disabilità fisiche e mentali. In quell’anno Chaaria era un piccolissimo villaggio rurale in cui non erano presenti servizi e nemmeno una parrocchia. Ancora oggi le persone di Chaaria ricordano quel tempo, in cui tutti i bambini del villaggio venivano a vedere la costruzione della missione e di come si stupivano nell’osservare le opere murarie progredire così velocemente. Il piccolo dispensario diventò in poco tempo un punto di riferimento non solo per Chaaria, ma anche per i villaggi vicini e tutti i pazienti trovavano una risposta ai loro bisogni, venendo accolti, ascoltati o curati.
Dopo quarant’anni la missione è cambiata in modo radicale, ma lo spirito è rimasto sempre lo stesso! Nel 2000 il piccolo dispensario è stato riconosciuto come ospedale e il centro per disabili, pensato per accogliere 30 persone, attualmente ne ospita più di 50 e guardando le foto di 40 anni fa, mi sembra davvero incredibile il cambiamento strutturale che la missione ha vissuto! Durante questi anni, sono stati moltissimi i Fratelli, le Suore, i Dipendenti e i Volontari che si sono succeduti nei vari servizi della missione e ognuno di loro ha lasciato una traccia e ha lavorato instancabilmente senza risparmiarsi, contribuendo a migliorare la missione. Ancora oggi ci sono purtroppo tante cose che non possiamo fare, ma tutti vengono aiutati in ogni modo per noi possibile e si sentono amati!
Perché hai scelto di prender parte alla missione di Chaaria?
Angelica: Chaaria rappresenta per me una seconda famiglia, dal 2015 dopo la mia prima esperienza di sei mesi, torno appena mi è possibile. Credo che indipendentemente dalla motivazione che mi spinge a fare volontariato, il legame che ho per quel posto è particolare.
Scegliere Chaaria mi ha permesso di conoscere da vicino la loro cultura e avere un rapporto diretto con il Kenya dato che tutto il personale dell’ospedale è kenyota. Mi ha aperto gli occhi su molte cose e situazioni che quotidianamente ho vissuto in prima persona e mi ha dato l’opportunità di vedere, come, nonostante la povertà, si possa lo stesso avere sempre un sorriso di speranza.
Ci si trova spesso a scontrarsi con l’ingiustizia di un mondo mal spartito e di diritti negati in ogni angolo, accettarlo è la parte più difficile dell’esperienza. Si vive ogni giorno l’accoglienza e l’amore sulla propria pelle, dal bimbo che la mattina appena ti vede in ospedale ti corre incontro per abbracciarti, fino all’anziano che cordialmente ti parla in kimeru con un sorriso a qualche dente rimasto.
Non è facile da spiegare, ma per me Chaaria rappresenta la gioia, quella genuina, quella vera.
Cosa è cambiato in questi anni grazie alla missione?
Fratel Giancarlo: È difficile capire cosa sia realmente cambiato in questi anni, di certo il villaggio è cresciuto molto e la missione ha dato e continua a dare una possibilità di lavoro a più di 170 persone! Abbiamo assistito a numerosi miglioramenti nella manutenzione delle strade di comunicazione, fino ad ottenere l’asfaltatura della strada principale che ci collega a Meru, il capoluogo della nostra regione.
Sicuramente le condizioni di vita di Chaaria sono cambiate in meglio, sono sempre di più le famiglie che si allacciano alla rete elettrica e che possono accedere all’acqua potabile proveniente dai pozzi. Inoltre si è organizzato un servizio taxi per raggiungere l’ospedale, si sono costruite case da affittare ai nostri dipendenti, come una serie di negozietti che servono sia per i parenti che vengono a far visita ai malati, sia per gli stessi dipendenti.
Quello che invece non si può “quantificare” e ha avuto il maggior impatto, è quello che la nostra missione ha regalato alla vita dei tanti pazienti, Fratelli, Suore, Dipendenti e Volontari che sono passati da qui.
I nostri pazienti hanno beneficiato del nostro servizio, non solo dal punto di vista delle cure, ma soprattutto nel migliorare la qualità della loro vita!
Chaaria ha aiutato a maturare e crescere così tanti Fratelli e Suore in questi anni e ha dato ai molti dipendenti che si sono alternati, un bagaglio di conoscenze ed esperienza indescrivibile. Difficile quindi quantificare come Chaaria sia riuscita a cambiare, scuotere, mettere in crisi o aiutare a voltare i tanti volontari che sono venuti qui e che poi sono ripartiti consapevoli di aver ricevuto più aiuto di quello che sono stati in grado di donare.
Come si svolge una giornata da volontaria?
Angelica: La giornata si svolge in modo molto semplice, si vive insieme ai Fratelli che gestiscono la missione ed insieme agli altri volontari. In ospedale si inizia alle 8.30 del mattino con le medicazioni, poi il giro visita del Clinical Officer e le varie terapie farmacologiche. Si assistono i pazienti prima e durante il momento del pranzo e poi c’è l’orario di visita dei parenti. Il pomeriggio si riprende alle 14.30 con il continuo delle terapie farmacologiche e le attività di assistenza di base. Il nostro obiettivo è di supportare ed aiutare dove c’è più bisogno, spostandosi tra i vari reparti (donne/uomini/pediatria e maternità). Il pomeriggio si conclude verso le 18 e prima di tornare in camera ci si ferma spesso in pediatria per passare qualche momento insieme ai più piccoli.
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