Francesco, sono trascorsi oramai sei mesi da quando hai assunto la direzione sanitaria di AVIS Provinciale Ravenna: che cosa hai scoperto che non conoscevi della tua Associazione?
In realtà collaboravo già da anni con AVIS, questo mi ha permesso di partire avvantaggiato in questo nuovo ruolo anche nel conoscere l’associazione, il lavoro è certamente cambiato ma cerco sempre di risolvere tutti i problemi che si presentano al meglio e nel minor tempo possibile.
Quali sono i bisogni che oggi i donatori di sangue manifestano e cosa si chiedono all’AVIS?
Dopo due anni di pandemia certamente c’è ancora maggiore desiderio di salute e “buona sanità”, la donazione di sangue è vista come un momento di solidarietà verso gli altri, ma anche come occasione per poter svolgere esami di controllo personali per monitorare il proprio stato di salute. Come AVIS cerchiamo di venire incontro a tutti i bisogni dei donatori sempre nei limiti delle normative nazionali e delle indicazioni dell’AUSL Romagna.
Tutti i protagonisti del sistema sanitario, inclusa AVIS, stanno vivendo un profondo cambiamento che mira ad innalzare la qualità dell’assistenza: quali sono le sfide più complesse oggi?
L’Associazione ha deciso di puntare molto sulla formazione, diventando anche provider ECM attraverso il Responsabile Qualità, Gianluca Acquaviva. Crediamo che l’aggiornamento continuo degli operatori sia fondamentale per garantire la sicurezza di donatori e riceventi. Purtroppo oggi, così come in tutti gli ambiti sanitari, la sfida maggiore è quella del reperimento di nuovo personale, poiché ci troviamo a scontare anni di sbagliata programmazione della formazione universitaria in ambito sanitario. Confidiamo di poterla superare con l’attenuazione del quadro pandemico anche se per far fronte a questa situazione, abbiamo dovuto -speriamo temporaneamente- già rinunciare ad alcuni punti di raccolta e ridurre le giornate di raccolta.
Se potessi leggere nel futuro, come vedresti l’AVIS tra 10 anni?
Credo che AVIS sarà sempre uguale a sé stessa nei valori che la contraddistinguono da 100 anni, la solidarietà in Italia è molto sentita e indispensabile e mi sembra che anche le nuove generazioni se ne stiano rendendo conto. La donazione di sangue, salvo miracoli della ricerca, è un’attività indispensabile oggi come lo sarà tra 10 anni. Sicuramente saremo più moderni nelle tecnologie, negli ambienti e ci saranno persone nuove ma la base rimarrà sempre quella di promuovere la salute della popolazione, tutelare i donatori e aiutare chi ha bisogno del loro prezioso gesto.
Scrivi un commento